Un tempo si celebrava con le manifestazioni femministe.
Oggi, tra cene con strip maschili e offerte di sconto in beauty farm, ma tra la massa c’è chi prova a dare colore a vecchie foto ingiallite.
C’erano una volta 129 donne che, per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare nell’industria tessile Cotton di New York, occuparono la fabbrica. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, ma l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Scoppiò un incendio e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. Tra loro vi erano molte immigrate, tra cui anche delle italiane, donne che cercavano di affrancarsi dalla miseria con il lavoro.
Fu Losa Luxemburg che propose questa data come una giornata di lotta internazionale, a favore delle donne. Un giorno, però, la Bella Addormentata si è svegliata, cambiando punti di vista e il vero valore della festa della donna, che oggi, sa di un giallo sbiadito, come le foto d’epoca. Ed ecco che l’otto marzo aiuta l’economia del paese: ripopola ristoranti, da’ lavoro ai fiorai, fa pubblicità ad estetiste e agenzie di viaggio. Veramente triste, se pensiamo che questo lungo cammino è iniziato dalla morte di 129 donne ed è arrivato al “Fascino di essere donna”(slogan di una delle serate che si svolgerà al Tropicana, discoteca di Giardini Naxos) in mezzo a spogliarellisti e uomini famosi convinti di darti il contentino con una fotografia. È triste pensare che la donna con la scusa dell’emancipazione ne approfitta per passare una serata all’insegna della trasgressione o di qualche particolare e lussuoso trattamento di bellezza, senza invece pensare che in questo modo diventa un'altra occasione per farci sentire inadeguate e bisognose di miglioramenti.
L’otto marzo bisognerebbe ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, ma soprattutto le discriminazioni e le violenze cui le donne sono ancora oggetto in molte parti del mondo, Italia inclusa, e per cui bisogna lottare.
Per questo motivo lunedì otto l’ex camera dei lavoratori, salone municipale di Riposto sito in via Archimede, è stata aperta ai cittadini per una mostra sulle condizioni di vita delle donne africane. La Campagna Internazionale “Walking Africa deserves a Nobel”, promossa dal CIPSI e Chiama l’Africa, ha l’obiettivo di raccogliere un milione di firme per far assegnare il Premio Nobel per la Pace, non ad un singolo individuo, ma ad una collettività:le donne africane. “Donne che combattono su diversi fronti la loro lotta: in casa e fuori, nel clan, nella società, nella chiesa; una lotta che ha per avversario l'analfabetismo e la miseria, la fame e le epidemie, antiche tradizioni, tabù, stregonerie e a volte il solo fatto di essere donna ”. Ma non si vuol metter in evidenza il loro essere vittima, bensì il coraggio con il quale affrontano quotidianamente la sfida della sopravvivenza, perché se l’Africa rimane in piedi è proprio grazie al loro lavoro silenzioso, nascosto e tenace. Ed è proprio questo che si vuole premiare. Che si deve premiare.
Un appello è stato fatto anche ai media, perché anch’essi possano contribuire a far conoscere e valorizzare il loro impegno. Le donne africane sono protagoniste trainanti sia nei settori della vita quotidiana che nell’attività politica e sociale; donne imprenditrici, impegnate in politica, donne che si assumono il ruolo di promotrici dei diritti, della salute, della pace. Non è possibile immaginare il futuro dell’Africa senza avere davanti agli occhi le tante donne comuni che ogni giorno portano il peso di questo pezzo di terra, ne assumono i drammi e ne vivono le speranze.
La Campagna sta ottenendo sempre più riscontri: solo in questi ultimi giorni l’appello da inviare al comitato che attribuisce il Nobel è stato firmato dal presidente della Camera Gianfranco Fini e dall’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, che si è impegnato in prima persona per far firmare anche tutti gli altri ex presidenti della Camera. Istituzioni politiche, ex premi Nobel come Richard Odingo, personalità del mondo della cultura e dello spettacolo si stanno mobilitando per appoggiare la candidatura. Numerose iniziative ed eventi sono in corso di programmazione per tutto il 2010. Anche al consiglio comunale di Catania è stata chiesta l’adesione. E per noi, cittadini di un mare che profuma d’Africa, è stato importante dar voce a queste donne (anche se non ascoltata o sentita da tutti), proprio in un giorno storicamente dedicato alle donne.
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