
In mezzo a tante ingiustizie e cose che vanno come non dovrebbero è difficile guardarsi intorno per trovare qualcosa di unicamente bello.
Mario Muratori e Raffaella Rapisarda sembrano nomi come tanti per chi non sa quello che di grande fanno ogni giorno. Qualcosa di talmente forte che rimane lì, con la sua grandezza e la sua costanza, in attesa di essere visto.
Mario e Raffaella hanno aperto la loro casa famiglia dieci anni fa (casa famiglia “Madonna della Provvidenza”, attualmente nella sede dell’ex penitenziario S. Chiara). Non sono eroi, ma semplici persone straordinariamente umane che mettono le loro spalle sotto la croce dei più deboli; che “con mille limiti e mille difetti” affrontano le gioie e le difficoltà di una qualsiasi famiglia. Sono marito e moglie, genitori e membri della comunità Papa Giovanni XXIII. Sono i pilastri della casa famiglia, punti di riferimento per i ragazzi. Poveri nella vita e ricchi nell’anima: forse è proprio questo che li rende speciali.
La loro è una scelta di vita che congrua il bisogno degli altri di essere amati e il loro bisogno di sentirsi utili per qualcuno.
Accolgono bambini abbandonati, ragazzi con disagi psico-fisici; sostengono i ragazzi del carcere minorile e accompagnano in un cammino diverso ragazzi che hanno respirato una realtà affranta dalla tossicodipendenza,
convinti di costruire un mondo migliore, allontanano lo spettro dell’emarginazione, dando a questi ragazzi la possibilità di riscattarsi da quella vita che li ha feriti. E un’altra concreta prova di ciò lo è la cooperativa sociale “Ro la formichina”, creata proprio per i ragazzi, perché non hanno bisogno di pietà, ma di lavoro, di amore e di stima. Così tra una lezione di teatro e una di equitazione, tra la realizzazione di una ricetta e una partita di pallone, riscoprono il piacere di vivere, dimenticando il peso della società che, come piccole formiche, portano sulle spalle. È in questo modo che l’amore di queste due persone prende forma.
Ma Mario e Raffaella sono solo due delle tante persone che vivono con il nobile scopo di “dare una famiglia a chi non ce l’ha”, proprio come Don Oreste, fondatore della comunità, ha insegnato loro. Perché, in fondo, “siamo angeli con un’ala sola: possiamo volare solo abbracciati insieme”(Don Oreste).
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